Un dissidio interiore

Pace non trovo, et non ò da far guerra





 Pace non trovo, et non ò da far guerra;


e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio;

et volo sopra ’l cielo, et giaccio in terra;

et nulla stringo, et tutto ’l mondo abbraccio.




Tal m’à in pregion, che non m’apre né serra,

né per suo mi riten né scioglie il laccio;

et non m’ancide Amore, et non mi sferra,

né mi vuol vivo, né mi trae d’impaccio.




Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido;

et bramo di perir, et cheggio aita;

et ò in odio me stesso, et amo altrui.




Pascomi di dolor, piangendo rido;

egualmente mi spiace morte et vita:

in questo stato son, donna, per voi.




Francesco Petrarca, sonetto 134, “Il Canzoniere” 




Ho molte poesie che porto nel cuore, ogni volta che le rileggo è come se fosse la prima;  mi fanno sentire a casa anche se sono a chilometri e chilometri di distanza. Senza dubbio però questa è quella che mi tocca più nel profondo. Questa poesia l’ho letta per la prima volta a scuola e già dall’incipit mi ha colpito subito; alla lettura della prima quartina ho pensato “ma sta parlando di me?!” Non saprei spiegare il motivo per il quale mi abbia toccato così profondamente, so solo che da quel momento ho iniziato a vedere la poesia come un qualcosa nel quale poter rivedere se stessi, un po’ come accade quando ascoltiamo una canzone a noi cara.
Scelta da Cosimo Bellucci

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