Da che cosa non ti separeresti mai?
Oggi il tema era più sfidante…ma come sempre i ragazzi hanno tenuto il tempo.
Qualcuno di loro sentiva
la nostalgia del penultimo incontro e forse di una fase nuova che si schiude
davanti agli occhi, qualcun altro sa di volere proseguire.
Come sempre la sorpresa è
stata nel risultato, in particolare quando uno di loro mi ha spiegato che ha
scelto la poesia di Douglas Malloch,
"Sii il meglio di qualunque cosa tu possa essere", perché
con “semplicità” esprimeva ciò che lui voleva dirci sul suo percorso insieme a
noi.
E ora per ritornare alle origini di questa storia vorrei dire che “la
fame di poesia è una cosa naturale e universalmente diffusa, come l’altra fame,
quella che ci obbliga a mangiare, e si può perfino credere che, privato del
tutto di ogni piacere poetico, l’uomo morirebbe, proprio come se privato del
mangiare. Ma il gusto poetico si educa, e si educa passando dal più facile al
più difficile. […] ci sono processi di iniziazione e di educazione alla poesia
[…] E così l’ultima, e più difficile, prova per il lettore di poesia è
apprezzare quello che sembra facile[1].
Direi che ci siamo avvicinati alla meta, tutti siamo ritornati alla poesia. Abbiamo ascoltato di nuovo le canzoni, abbiamo riletto poesie di Petrarca, di Foscolo, di Montale, di Leopardi, di Emily Dickinson…
Forse i
ragazzi hanno avuto la possibilità di fare della poesia un’esperienza vissuta e
di goderla nel suo aspetto, diciamo, “dionisiaco”.
E allora che cos’è la poesia? La risposta è in uno scrigno chiuso a
chiave. La risposta non è in ciò che esso contiene, ma nella ricerca che ne
faremo.
Il più bello dei mari
È quello che non navigammo:
Il più bello dei nostri figli
Non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
Non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
Che vorrei dirti di più bello
Non te l’ho ancora detto.
(Nazim Hikmet, Poesie d’amore, Oscar Mondadori, Milano 2002)
Buona fortuna ragazzi
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