Oh Natura, oh Natura

 

Dove eravamo rimasti?

Adesso ricordo! Ci eravamo soffermati sul sorprendente effetto che produce su di noi l’incontro e la condivisione di parole poetiche e sull’ancor più sorprendente desiderio di raccontare qualcosa di noi. 

Ci era venuta in aiuto l’immagine del porto sepolto di Ungaretti che equivaleva, nel poeta, al segreto della poesia.

Il tema di questa settimana è l’immersione nella natura. Il mare, il cielo, la tigre, la rondine, gli alberi, la pioggia, la notte, la luna…il ritmo col quale essa ci culla, la paura che produce quando mostra la sua maestà, l’incredibile danza di colori che ci offre quando la primavera si schiude. Difronte ad essa ci si sente come Adamo all’alba della creazione, vogliamo dare un nome ad ogni cosa, un nome non necessariamente consueto e noto, ma che lasci un segno della nostra presenza.

Se la nostra vita scorresse più lentamente e si ponesse in ascolto della Natura e avessimo modo di scorgere i suoi benefici effetti su di noi, forse ne avremmo più rispetto o meglio questo rispetto sarebbe condiviso da molti e non solo da pochi.

Chissà che non si scopra che la poesia “in quanto poesia, la poesia senza aggettivo,” possa avere “una suprema utilità morale e sociale” per dirla con Pascoli.

 

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.

La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo. 

E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.

1932

VINCENZO CARDARELLI, Poesie (Milano, Mondadori 1942).

Maria D.



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